Torre di Oriolo
Nella tranquillità incantata della campagna di Faenza, spicca la Torre di Oriolo tradizionalmente attribuita - pur senza documenti certificati - a Giuliano da Maiano, architetto di fiducia della famiglia Manfredi.
Oriolo dei Fichi è un piccolo nucleo abitato situato sui primi contrafforti dell’Appennino romagnolo, a una decina di chilometri a sud-est di Faenza con un’altitudine di 141 metri sul livello del mare. Qui da vedere è, appunto, la Torre con una terrazza panoramica mozzafiato a cui si accede con una scala a chiocciola: la struttura del torrione è esempio particolare di un mastio a pianta esagonale, a doppio puntone, significativo nel suo genere.
La torre è, infatti, una costruzione con pianta ricavata da un quadrato a cui sono stati tagliati due spigoli, così da ottenere un esagono. Questa particolare forma planimetrica è detta a doppio puntone: due punte ad angolo retto con i restanti angoli ottusi; così che, girando intorno alla Torre, questa ci appare di volta in volta quadrata o ottagonale a seconda del punto di vista.
I lati sono lunghi circa 8-9 metri; l’edificio è alto 17 metri fuori terra, più altri 11 interrati.
Le murature sono in mattoni con riempimento a sacco in sassi e malta di calce: sono caratterizzate da uno spessore medio è di 2,80 metri.
All’interno troviamo i cinque piani. I primi due sono interrati e seminterrati; gli altri tre sono collegati da una meravigliosa scala a chiocciola in arenaria, ancora perfettamente conservata.
La Torre di Oriolo ha beneficiato di recenti restauri che hanno evidenziato la bellezza del paramento murario quattrocentesco.
Il piano seminterrato è una sala rettangolare con una nicchia sulla parete di fondo dove si trovano il forno per il pane ed un foro gettarifiuti. Da questo piano inizia la scala a chiocciola, che ha come perno il pozzo da cui si attingeva l’acqua della cisterna.
La Sala delle Guardie corrisponde all’ingresso ed è caratterizzata da due postazioni di tiro e di latrina.
La Sala del Castellano - dove si trova un ampio focolare con ai lati una latrina e un ripostiglio - dava l'accesso tramite due ponticelli levatoi, oggi scomparsi, ai camminamenti di ronda.
Al quinto livello, posta in prossimità di un corridoio pentagonale con quattro feritoie per il tiro con gli archibugi, si trova la polveriera coperta con una interessante volta a vela in mattoni disposti a spina di pesce.