Con l’avvento degli Adelardi e del capitano della guardia Azzo da Castello, le strutture difensive duecentesche furono trasformate. Nel 1405 Nicolò III d’Este investì Marco I Pio di numerosi possedimenti nella zona pedecollinare modenese, tra cui Formigine, come testimoniano i cinquantasette affreschi nella Sala delle Vedute del vicino Castello di Spezzano. Proprio durante il dominio dei Pio, la rocca assunse l’attuale struttura: accanto alla fortificazione medievale, detta rocchetta, venne costruito il palazzo marchionale, dimora dei Signori di Carpi, e la torre dell’orologio, sede pubblica del governo. La popolazione fu trasferita progressivamente all’esterno delle mura e la chiesa divenne cappella signorile.
Nel 1599 la morte senza eredi di Marco III Pio determinò il passaggio di Formigine agli Estensi, che lo detennero fino al 1648, quando fu ceduto al marchese Mario Calcagnini, funzionario ducale.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Formigine e il suo castello furono duramente colpiti dai bombardamenti aerei. Nell’immediato dopoguerra, l’Amministrazione comunale acquisì l’intero complesso per recuperarlo e adattarlo a residenza municipale, ma dopo circa cinquant’anni le sue condizioni non erano ottimali. Gli uffici comunali vennero così trasferiti per permettere un importante restauro, che ha reso l’intero complesso aperto a tutti coloro i quali desiderino visitarlo.
La Rocchetta - il nucleo più antico dell'intero complesso castellano - ospita oggi il Museo di narrazione del Castello di Formigine firmato da Studio Azzurro, gruppo di ricerca artistica di rilievo internazionale, sotto la direzione scientifica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Il Museo storico-archeologico del Castello è un’ulteriore tappa dell’attività che Studio Azzurro conduce ormai da quasi trent’anni per indagare le potenzialità espressive e artistiche delle culture tecnologiche.
Si può dire che il lavoro di Studio Azzurro cerchi di evocare quello che lo storico Franco Cardini ha definito “il fantasma gentile della buona divulgazione” che informa mentre diverte e crea un filo diretto tra la ricerca scientifica da una parte e i gusti e le curiosità della gente dall’altra.
E il filo diretto tra la conoscenza e le aspettative del pubblico, nella cifra stilistica di Studio Azzurro, è prodotto dal linguaggio fluido della tecnologia multimediale, dosato con naturalezza e mai esibito, per aggiungere alla scientificità dei dati la dimensione dell’immaginazione.
Un vaso ritrova i gesti che lo hanno plasmato, usato e frantumato. Le stanze rivelano i volti e le azioni di coloro che le hanno attraversate. La nuda terra rinnova il rito medievale della sepoltura. Ne scaturisce un grande affresco che intreccia con equilibrio lo spazio architettonico, gli oggetti, i contenuti immateriali e i visitatori in un’esperienza irrepetibile come un’opera d’arte.
Così concepito il museo è un luogo davvero straordinario dove il patrimonio culturale di una comunità, custodito e interpretato, viene trasmesso da una generazione a un’altra, contro l’amnesia dei luoghi e degli uomini e il rapido mutamento dello spazio e del tempo.
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